L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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LA DONNA SERPENTE

di Alfredo Casella

Alfredo Casella nacque a Torino il 25 luglio 1883; a 13 anni si trasferì a Parigi per perfezionare i suoi studi di pianoforte e composizione, fu allievo di Gabriel Fauré e compagno di studi di Maurice Ravel. La sua formazione “cameristica” influenzò il suo scarso amore per l’opera negli anni giovanili (celebre un suo articolo “contro” Donizetti e Verdi), ma verso la fine degli anni Venti il suo atteggiamento anti-operistico cambiò e lo portò a rivalutare Verdi. Nel 1918 aveva pensato di scrivere un balletto corale basato su La donna serpente di Carlo Gozzi (lo stesso soggetto che aveva ispirato, nel 1888, Die Feen, la prima opera di Wagner), ma il progetto sfumò. Nel 1928 Casella decise che la Donna serpente sarebbe diventata un’opera. Il libretto lo scrisse Cesare Vico Ludovici, Casella lavorò alla sua prima opera dall’ottobre 1928 all’ottobre 1931: la prima dell’“opera-fiaba” si tenne il 17 marzo 1932 al Teatro Reale dell’Opera di Roma. Scrisse il compositore: «Era evidente che il mio temperamento, la mia precedente arte, i miei gusti e la mia cultura infine, mi avrebbero inevitabilmente orientato verso un teatro antiverista, non solo ed antiwagneriano, ma anche decisamente antiromantico, un teatro che avrebbe avuto le sue basi nel Falstaff e in Rossini, Mozart, Händel e magari Monteverdi. Mi seduceva in questo argomento, quella perenne e fantastica alternativa tra tragico e comico, nel quale il musicista può stabilire fra azione e musica un rapporto diverso da quello dell’opera tradizionale. Nel senso che la musica viene prima ed è l’azione, semmai, a commentarla e spiegarla: dettare l’azione in base alle leggi della musica stessa». La donna serpente che il Regio mette in scena (per la prima volta a Torino) in un allestimento coprodotto con il Festival della Valle d’Itria, sarà al centro di un vero e proprio omaggio al compositore torinese, che coinvolgerà le principali realtà musicali torinesi, oltre al Teatro Stabile e al Museo Nazionale del Cinema.

PROLOGO

Nel regno delle fate, gnomi, fate e coboldi sono sconvolti nell’apprendere che la fata Miranda si è innamorata di un mortale, Altidòr, re di Téflis. Il re del regno delle fate, Demogorgòn, detta quindi le sue condizioni: Miranda può andare via e sposare il mortale, però per nove anni e un giorno deve tenergli nascosta la sua identità di fata. Trascorso quel periodo, dovrà fare in modo che Altidòr la creda colpevole di terribili azioni: se il marito continuerà ad amarla lo stesso e non la maledirà, allora la fata diventerà mortale e potrà restare con lo sposo per tutta la vita terrena; se no, Miranda verrà trasformata in un serpente, sarà costretta a vagare sulla terra per duecento anni e poi tornerà eternamente fata.

ATTO I

Sono passati nove anni e un giorno. Nel deserto, Alditrùf, arciere di corte, racconta al servo Albrigòr che nove anni prima lui e il re Altidòr, mentre stavano cacciando una cerva, avevano incontrato la misteriosa Miranda. La donna e il re si erano innamorati, sposati, e avevano avuto due figli: Bedredino e Mirtillina. Vivevano felici in un bellissimo castello fino a quando Altidòr aveva scoperto la vera identità della moglie frugando in un forziere: in quel preciso istante il castello, la moglie e i figli erano scomparsi. Nulla consola Altidòr, nemmeno il suo istitutore Pantùl, che vuole farlo tornare a Téflis assediata dai Tartari. Nel deserto ci sono anche il ministro Tògrul e il suo servo Tartagìl: anche loro vogliono convincere il re a tornare in patria. Al re addolorato appaiono il gran sacerdote Checsaia e suo padre Atalmùc: i due vogliono fargli credere che la moglie abbia compiuto atti terribili, ma Altidòr scopre che in realtà sono Pantùl e Tògrul travestiti. Miranda appare al re: lo supplica di non maledirla mai, anche se dovesse considerarla colpevole di gesti terribili.

ATTO II

Altidòr vede Miranda la quale, da una roccia, fa gettare i suoi figli nel fuoco, ma il re non la maledice. Il ministro Badur dice al re che sua moglie ha gettato nel fiume i rifornimenti per la popolazione assediata: Badur è un traditore e ha mentito, ma Altidòr maledice Miranda! La donna appare, gli svela tutta la verità, gli affida i figli e si allontana prima di trasformarsi in serpente.

ATTO III

Nel buio della notte, Miranda chiede aiuto alle stelle della notte. Altidòr, guidato dalla fata Farzana, raggiunge il tempietto dove è rinchiusa la donna serpente e uccide i mostri che la tengono prigioniera. Finalmente i due sposi si possono abbracciare e festeggiare il lieto fine insieme ai loro figli.


 

 

 
 
 

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