Continuo e discreto
Progetti. Qualcuno che inizia, qualcuno che continua. Ogni decennio, più o meno, deve avere un suo ciclo dei Quartetti di Beethoven. A partire dalla stagione 2017-2018 (primi 4 concerti) li affidiamo nelle mani, giovani ma già esperte, del Quartetto Casals, con una formula nuova: alcune istituzioni musicali europee hanno commissionato a un compositore (noi a Giovanni Sollima, altri a Porat, Amanti, Cattaneo) un breve brano per quartetto d’archi in vario modo collegato al sacro testo.
Un modo per affrontare il repertorio d’oggi in continuità con il passato, come testimoniano le pagine recenti di Manzitti, Ishii, Colasanti, Lanza che qua e là occhieggiano nel cartellone.
Brahms e i suoi trii, con il nuovo appuntamento con il Trio di Parma, ma anche tanta altra musica da camera di altissimo livello: ancora con i quartetti d’archi (Hagen, Cremona, i giovani del Van Kuijk e quelli che risulteranno vincitori del “Premio Borciani”), ancora trii, con il Montrose, che mette accanto al pianoforte di Jon Kimura Parker due vecchie conoscenze dell’Unione Musicale (violino e violoncello dell’ex Quartetto di Tokyo), e con Apap-Carbonare-Prosseda per varie combinazioni tra violino, clarinetto e pianoforte.
Bartók e la sua Sonata per 2 pianoforti e percussioni era il prezioso fiore mancante alla ghirlanda pirotecnica che Katia e Marielle Labèque ci hanno offerto negli ultimi anni; con loro e con Andrea Bindi una gloria locale, Andrea Rubino, percussionista di bravura e fama ormai internazionale, formatosi a Torino.
Lo scopo ultimo del Conservatorio (non solo del nostro, ma il nostro lo persegue assai bene) è di preparare i giovani musicisti alla professione; quello dell’Unione Musicale è di far suonare i musicisti di fronte all’oggetto del piccolo acrostico in via di confezione. Detto così, sembra tutto naturale. Ma rendere una cosa naturale declinabile come progetto condiviso non è così immediato. Ci aiuta certamente il grandissimo nome di Robert Schumann, al quale è dedicata una panoramica pluriennale sulla musica per pianoforte, sulla musica da camera, sulla liederistica e sulla musica corale, inedita per la vastità e – ne siamo sicuri – per la qualità delle esecuzioni.
Interpreti. Conviene radunarli per strumento, più che per rango, come ci insegna la nostra piccola storia con Daniil Trifonov: esordì a Torino qualche anno fa, al Teatro Vittoria, in una serie (Fuori i secondi!) dedicata ai non-vincitori di concorsi internazionali. Tra il contratto di scrittura e il concerto, il caro ragazzo si è imposto in modo tale da costringerci a cambiar nome alla serie (oggi, più prudentemente e banalmente, Young) e non ha fatto altro che incantare le platee di tutto il mondo. Insieme a lui, al pianoforte, in voluto disordine, Gabriele Carcano, Saskia Giorgini, Angela Hewitt (con le Goldberg), Andrea Lucchesini (per l’avvio di un altro progetto pluriennale, Schubert-Schumann), Nikolai Lugansky, Unione Musicale onlus – piazza Castello, 29 – 10123 Torino – tel. 011 5669811 - www.unionemusicale.itDenis Matsuev, Ashot Khachatourian, Enrico Pieranunzi, il quattro mani di Antonio Valentino e Claudio Voghera, Radu Lupu, Murray Perahia. Gli archi non sono da meno, se non in quantità: Kyung Wha Chung (dopo molti anni di assenza), Giovanni Sollima, Yuri Bashmet, Lorenzo Guida, Gabriele Pieranunzi, Edgar
Moreau, Jordi Savall, Fabrizio Scilla, Maxim Vengerov (per la prima volta all’Unione Musicale), Uto Ughi, affezionatissimo beniamino dei nostri ascoltatori.
Cantare e suonare, nella musica, sono espressioni musicali diverse solo accidentalmente. Le voci hanno un giusto rilievo, in varie declinazioni: dal coro come organismo collegiale (Coro Maghini, per grandi pagine dell’Ottocento musicale: una, imperdibile, il Gesang der Geister über den Wassern di Schubert, di rarissimo ascolto), al canto da camera, affidato alle voci meravigliose di Sandrine Piau, di Markus Werba (Papageno entusiasmante nel recente Flauto magico torinese) e dei giovani, sostenuti nel progetto da Erik Battaglia e Valentina Valente, che si alternano nella realizzazione della nostra Schubertiade (novità di quest’anno: un workshop attorno a due concerti, e l’avvio di una collaborazione con il Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia, dove Davide Livermore – che fu della nostra Schubertiade uno dei paradigmi generatori – oggi lavora).
Ogni epoca ha le sue, di voci. Così, se i King’s Singers spaziano dal Medioevo più remoto alle loro spassose e amatissime incursioni nella modernità, la voce individuale di Giuseppina Bridelli, nel suo “Florilegio barocco”, guarda al Rinascimento che guida la Compagnia del Madrigale nel disporre musiche nate dalla Gerusalemme liberata, e al massimo madrigalista d’ogni tempo, Claudio Monteverdi, colto nella sua matura espressività mantovana, con la seconda puntata del progetto affidato a Les Arts Florissants. E così ci sta pure che il reggae degli Africa Unite si unisca alle prospettive neo-barocche del quintetto Architorti per dar vita, con la Compagnia MM, a uno spettacolo ispirato a intrecci d’espressività.
Ora che il piccolo gioco grafico-letterario è compiuto, è evidente che ci sentiamo legati per mille motivi al nostro pubblico. È la nostra ragione di esistenza, uno dei vertici del triangolo equilatero che lo lega a opere e interpreti.
Continuo e discreto, tradizione e innovazione devono convivere all’interno della nostra stagione, per soddisfare i palati più fini ed esperti, ma anche per aprire a tutti una nuova esperienza d’emozione, quella che la musica contiene. Verso gli uni e verso gli altri siamo in debito; il miglior modo per onorarlo è assicurare, sotto ogni profilo e nei rispettivi ambiti, la nostra continua tensione verso la qualità.
Accanto alle altre serie di concerti già consolidate (tra cui l’intensa attività per i più piccoli – i laboratori Ateliebebè e Noteingioco – e per le famiglie – il teatro musicale di Raccontami una nota), nasce quest’anno SHORT TRACK - 30 minuti di classica per tutti, nuova per modi e per tempi: tre volte di fila (ore 18, 19 e 20), per mezz’ora, alcuni tra i nostri più bravi musicisti affrontano, raccontano e svelano i segreti della pagine più famose del repertorio e dei loro autori, in modo informale, disteso e divertente.
Chi potrà dirci di no?
Giorgio Pugliaro
direttore artistico