Il ruolo dell'immaginazione
La teoria musicale della fine del XVI si sviluppa secondo due assi principali: uno che identifica la voce col “logos”, la ragione, e la elegge ad archetipo di perfezione geometrica; l’altro si fonda invece sulla teoria della retorica del discorso come imitazione dell’affetto, e Maffei è fra coloro che sottolineano che la voce non è solo suono, che un canto ha una valenza, un significato, nonché un forte legame con l’individuo. Come Maffei, anche Marin Mersenne conferisce alla voce grande valore e potenziale, essa è volto dell’anima. I tratti di un viso colpiscono gli occhi e, in un certo senso, anche la voce, grazie alle sue qualità acustiche, reca con sé immagini sonore, specchi dell’interiorità umana. Nella Lettera sul canto si legge:
«Poi ch’ogni uomo parla, e volesse Iddio che si sapesse come senza sparger le parole al vento, che conoscendosi la voce nascere dalla immaginativa, come da sua principale operatrice, si doverebbe molto bene immaginare a che proposito si dicesse inanzi ch’uscisse fuora la parola»
La voce nasce dall’immaginazione. Prima dell’organo fonatorio incontriamo l’immagine, come accade nella tradizione classica cui Maffei si ispira. Da queste righe, evinciamo che il medico si deve arrendere alla filosofia, poiché la sola anatomia non riesce a giustificare la complessità delle voci. Inoltre, il pensatore Maffei si rimette a Dio, comprende che ci sono questioni che l’uomo può solo aprire, magari nell’attesa che altri le chiudano, aprendone altre, in quell’infinito ciclo di domande che consente agli esseri umani di progredire.
Un’ulteriore costante antropologica è, senza dubbio, il bisogno di bellezza: seguendo il finalismo aristotelico secondo cui lo scopo primario della natura è produrre il bello, per Maffei è la voce bella, educata, ergo che valorizza i tratti e le caratteristiche più delicate di un’emissione e si traduce in immagini piacevoli, a essere assai potente (per dirla con Aristotele, parimenti all’uomo virtuoso che gode della virtù, chi veramente ama e si intende di musica potrà apprezzare solo belle melodie e disprezzare quelle brutte), ma le speculazioni di Maffei sono intrise di significato: il contenuto imprime un sigillo nel suono, e, secondo il filosofo di Solofra, è attraverso l’aria, il respiro, che la voce si fa riflesso dell’interiorità. Il risultato sono esperienze complesse, sempre legate a una musicalità intrinseca quando non esplicitamente manifesta. Possiamo dire che reputa la musica stessa un contenuto, o meglio che l’armonica sonorità, propria anche del parlato, attivi l’immaginazione, potenziando il discorso, come, del resto, affermava già Sant’Agostino, secondo cui, specificatamente grazie al canto, è possibile svelare il vero significato delle parole.