L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

Luciana Serra

Luciana Serra torna alla Scala

Recital di Canto 2015~2016

Lunedì 2 maggio 2016 ~ ore 20

Soprano

LUCIANA SERRA

Pianoforte

VINCENZO SCALERA

Gaetano Donizetti

Da “Matinée musicale”

La corrispondenza amorosa

Da “Nuits d’été à Posillipo”

A Mezzanotte

Vincenzo Bellini

Vaga luna che inargenti

L’abbandono

Dolente immagine di Fille mia

La ricordanza

Gioachino Rossini

“La regata veneziana”

Anzoleta avanti la regata

Anzoleta co passa la regata

Anzoleta dopo la regata

Francesco Paolo Tosti

Chanson de l’adieu

Pour un baiser

Vorrei

L’ultimo bacio

Stefano Donaudy

Vorrei poterti odiare

Quand’ il tuo diavol nacque

Amor mi fa cantare

Reynaldo Hahn

Si mes vers avaient des ailes

L’heure exquise

Charles Gounod

L’absent

Gabriel Fauré

Après un rêve op. 7 n. 1

Le papillon et la fleur op. 1 n. 1

Prezzi: da 5,50 a 35 euro

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

~ ~ ~ ~ ~ ~

La Stagione dei Recital di canto proseguirà il 30 maggio con il basso Ildar Abdrazakov, che il pubblico scaligero conosce per i ruoli rossiniani e verdiani sostenuti con Riccardo Muti, il 12 giugno con il tenore Piotr Beczala, già Alfredo nella Traviata diretta da Daniele Gatti. Concluderanno il calendario due programmi schumanniani affidati alle due più importanti voci di baritono della scena liederistica del nostro tempo: Christian Gerhaher (25 settembre) e Matthias Goerne (28 novembre).

La Stagione dei Concerti di canto è sostenuta da Bank of America – Merrill Lynch.


Luciana Serra

Nata a Genova, debutta giovanissima a Budapest nel Convito di Cimarosa.

Debutta al Teatro Verdi di Trieste alla fine degli anni Settanta nell’Ultimo selvaggio di Gian Carlo Menotti diretto dallo stesso compositore, cui seguono Lakmé, La sonnambula e Dinorah. Debutta al Teatro alla Scala nel 1983 accanto a Luciano Pavarotti nella Lucia di Lammermoor diretta da Peter Maag con la regia di Pier Luigi Pizzi. Torna sul palcoscenico del Piermarini in diverse occasioni, tra cui nel 1985 per l’Alcina in forma di concerto diretta da Andrew Parrott e per il Don Pasquale sotto la direzione di Roberto Abbado, nel 1986 per La sonnambula diretta da Gianandrea Gavazzeni con la regia di Ermanno Olmi e come Regina della Notte nel Flauto magico diretto da Adam Fischer. L’anno successivo canta nel Fetonte diretto da Hans Vonk per la regia di Luca Ronconi e nel 1988 è Norina in L’occasione fa il ladro nell’allestimento di Jean-Pierre Ponnelle, con Daniele Gatti sul podio. Ancora alla Scala nel 1992 è Zerlina nel Fra Diavolo diretto da Bruno Campanella per la regia di Jérôme Savary.

Raffinata interprete del repertorio belcantistico sia serio sia buffo come soprano di coloratura, in Italia si è esibita tra l’altro al Comunale di Firenze, al Teatro La Fenice di Venezia, al San Carlo di Napoli, al Regio di Torino, al Carlo Felice di Genova, al Comunale di Bologna, al Massimo di Palermo, al Regio di Parma, all’Arena di Verona, allo Sferisterio Macerata e al Rossini Opera Festival.

Una lunga carriera a livello internazionale, avviata al Covent Garden nel 1979 con Les contes d’Hoffmann sotto la direzione di Georges Prêtre, l’ha portata a calcare il palcoscenico dei teatri d’opera più importanti del mondo, quali il Metropolitan di New York, l’Opera di San Francisco, la Lyric Opera di Chicago, la Staatsoper di Vienna, il Liceu di Barcellona, l’Opéra-Bastille di Parigi, il Théâtre du Capitole di Tolosa, la Philharmonie di Berlino. Ha cantato con i più grandi direttori d’orchestra del panorama internazionale: oltre a quelli già citati, Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Richard Bonynge, Sir Colin Davis, Nikolaus Harnoncourt, James Levine, Giuseppe Sinopoli, Sir Jeffrey Tate.

Il suo vasto catalogo discografico comprende opere di Mozart (Die Zauberflöte), Offenbach (Les contes d’Hoffmann), Rossini (L’occasione fa il ladro, Il barbiere di Siviglia, La scala di seta, Il viaggio a Reims, Aureliano in Palmira, Le siège de Corinthe), Donizetti (Lucia di Lammermmor, Don Pasquale, Le convenienze ed inconvenienze teatrali, La fille du régiment, Il furioso all’isola di San Domingo, Torquato Tasso, Gianni di Parigi, L’ajo nell’imbarazzo), Auber (Fra Diavolo), Verdi (Falstaff, Rigoletto), Gazzaniga (Don Giovanni), Righini (Alcide al bivio).

Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e quello di Accademico della Regia Accademia Filarmonica di Bologna.

Oltre a tenere masterclass in tutto il mondo, dal 1998 è docente di tecnica vocale presso l’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala.


Romanze, arie di stile antico, mélodies e chansons

Bellini, Donizetti, Rossini: i loro nomi fanno correre la mente al mondo del teatro, dello spettacolo, del palcoscenico, dell’opera lirica. Accanto però se ne impone un altro: il mondo del salotto. Gli spettatori passano con disinvoltura dalle sedie dei palchi ai divani di casa, aprono volentieri le porte delle loro dimore private sin dal primo pomeriggio, o alla sera per il dopo teatro, accogliendo numerosi invitati. Tra gli ospiti d’onore – oltre a musicisti, interpreti professionisti o amatori, cantanti – spiccano proprio gli operisti; si capisce così come una parte cospicua della loro produzione comprenda pagine cameristiche destinate all’intrattenimento salottiero. Nel presente concerto se ne offre al pubblico di oggi una parte significativa.

Iniziamo con Gaetano Donizetti: almeno 270 sono le sue composizioni per voce e pianoforte, e tra queste molte sono pubblicate in raccolte. Così è per i brani che aprono il programma: La corrispondenza amorosa (in Matinée musicale, dedicata alla regina Maria Vittoria, B. Girard, Napoli 1836) e A mezzanotte, n. 3 delle dieci Nuits d’été à Posillipo (F. Lucca, Milano 1842).

La corrispondenza amorosa, nota anche in traduzione come Les billets doux, ricorda nello stile sillabico la scrittura francese, sempre attenta agli accenti e al ritmo della parola, ma vocalizzi e cadenze sono tipici del canto italiano. Più vivace e ammiccante l’arietta strofica A mezzanotte, con un accompagnamento leggero e un ritornello da vera e propria canzonetta.

Dopo Donizetti, Vincenzo Bellini: quattro le romanze in programma, ognuna con un carattere, una forma e un significato differente. Più romantica l’arietta Vaga luna che inargenti; L’abbandono è il titolo che contrassegna un testo leggero e allusivo, da canzonetta settecentesca; Dolente immagine di Fille mia, di metastasiana memoria, precede La ricordanza, che con Amore, Malinconia e Speranza fa parte dei quattro sonetti del conte Carlo Pepoli – amico di Leopardi e poeta prediletto anche da Rossini – messi in musica dal catanese. Tuttavia, troveremo in tutte un comune denominatore: l’inconfondibile vena melodica di Bellini, intimistica, quasi trattenuta, ornata, mai virtuosistica all’eccesso. È una scrittura che pennella il senso della poesia come un delicato acquerello.

Più estroso e brillante è invece lo stile di Gioachino Rossini nella Regata veneziana, scritta sui divertenti versi in veneziano di Francesco Maria Piave; le tre poesie narrano della giovane Anzoleta, il cui cuore batte per il gondoliere Momolo. Nella seconda, Anzoleta co passa la regata, Rossini affida al pianoforte una sorta di moto perpetuo, metafora dell’acqua che scorre imperterrita nel Canal Grande, ignorando le fatiche dei “povereti” che vogano pure contro vento. Momolo “xe secondo”, ma uno sguardo di Anzoleta lo incita a conquistare il primo posto per meritare come premio, oltre che la rossa bandiera, i baci dell’amata.

Francesco Paolo Tosti avvia la seconda parte del programma, con un repertorio salottiero di eccellenza, che traghetta dalla seconda metà del XIX secolo agli albori del XX. Ortonese, diplomato in composizione e violino al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, Tosti si afferma come tenore e maestro di canto; a Roma insegna a Margherita di Savoia, futura regina d’Italia; nel 1880 è assunto nella corte della regina Vittoria e del principe di Galles, futuro Edoardo VII. Come Händel ben prima di lui, Tosti diventa cittadino inglese nel 1906 e due anni dopo baronetto. Sir F.P. Tosti tornerà per i suoi ultimi anni di vita a Roma, morendovi il 2 dicembre 1916, cento anni fa. Il nome del compositore è sinonimo della romanza da salotto, visto che ne scrive oltre cinquecento: il suo essere violinista e cantante, oltre che didatta, lo porta a sviluppare un’inconfondibile scrittura melodica, mai volta a esasperare il registro della voce. Le melodie sono sostenute da un accompagnamento pianistico che avvolge abilmente il canto. La fantasia creativa di Tosti si esercita su testi di poeti inglesi, francesi (Pour un baiser, del 1905, è di Georges Doncieux e Chanson de l’adieu, del 1899, di Edmond Haraucourt), italiani (Vorrei, del 1886, è di Mario de’ Fiori, alias Gabriele d’Annunzio).

Nell’Ultimo bacio (1888), da lui stesso definito “romanzetta”, intona i versi dello scapigliato Emilio Praga. Tosti deve la sua notorietà anche alle prime incisioni discografiche di Enrico Caruso.

A dispetto del nome, Stefano Donaudy (il padre aveva origini francesi) è palermitano. Citato dopo la morte nel Dizionario dei siciliani illustri a cura della Confederazione fascista dei professionisti e degli artisti (Palermo 1939), Donaudy si pone nella scia dei musicisti e dei musicologi che intuiscono tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento l’importanza del passato nella storia musicale d’Italia; a differenza però dei tanti (Longo, Parisotti, Torchi, per citarne solo alcuni) che ripubblicavano le pagine degli autori rinascimentali o barocchi con revisioni, adattamenti e strumentazioni differenti, Donaudy compone lui stesso “in stile antico”. Per quanto riguarda il repertorio cameristico, pubblica con Ricordi (in tre serie tra il 1918 e il 1922) ben 36 arie per canto e piano, su testi del fratello Alberto, poeta e letterato, ricreando atmosfere molto suggestive, pur mantenendo una linearità armonica e tonale.

Dopo Donaudy, Luciana Serra chiude la serata con mélodies e chansons di tre maestri del genere in Francia. Si mes vers avaient des ailes di Reynaldo Hahn, su versi di Victor Hugo, è scritta dal compositore a soli quattordici anni nel 1888: l’accompagnamento per accordi arpeggiati, il colore soffuso, la delicatezza dell’intonazione rivelano i legami con il suo maestro al Conservatorio di Parigi, Jules Massenet. L’heure exquise è la quinta delle Chansons grises, ciclo per voce e pianoforte su poesie varie di Paul Verlaine (Heugel, Parigi 1893): proprio suonando queste chansons nel salotto di Madame Lemaire, Reynaldo Hahn incontra, nella primavera del 1894, Marcel Proust, cui rimarrà legato da profonda amicizia per tutta la vita. La chanson riporta l’indicazione “infiniment doux et calme”: Hahn segue con tratto delicato i versi di Verlaine che invitano all’amore al chiaro di luna, una luna bianca, lucente che favorisce l’incontro o il risveglio degli amanti; sembra di tornare alla belliniana Vaga luna che inargenti… Il ritmo cullante e uniforme affidato al pianoforte nel tempo di barcarola sostiene la voce che quasi sussurra, in un colore che coglie tutte le sfumature dal piano al pianissimo: sarà il pianoforte a terminare, con solo tre note in ottava che riportano le prime della scala di si maggiore – si-do diesis-re diesis – seguite da un lungo silenzio.

Charles Gounod compone L’absent nel 1876. Nel flusso continuo dell’accompagnamento pianistico riaffiora alla mente la famosa Ave Maria, in cui il compositore parafrasa il Preludio n. 1 dal Clavicembalo ben temperato di Bach. È una pagina assai nota anche in Italia, nella versione ritmica di Angelo Zanardini intitolata Lontano!.

Infine, due mélodies di Gabriel Fauré, che in questo genere offre, come scrive Maurice Ravel, la parte più originale della sua produzione. Après un rêve è un inno alla notte misteriosa che favorisce i sogni, e quindi ben venga ogni volta il suo ritorno; Le papillon et la fleur riflette davvero la poesia di Victor Hugo per l’andamento, per le volute sonore e per il ritmo vivace. Fauré fa danzare leggera la farfalla invidiata dal fiore: hanno sì gli stessi colori e la stessa bellezza, ma il fiore è radicato sulla terra, non potrà mai volare libero e più che se stesso non potrà conoscere.

Pinuccia Carrer

dal programma di sala del Teatro alla Scala


 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.