L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

mariella devia e john osborn

Argomento

Atto I

Nel primo secolo d. C. nella Gallia occupata dai Romani. Oroveso, capi dei druidi, e i Galli attendono che Norma, sacerdotessa e figlia di Oroveso, riveli la volontà del dio Irminsul, dando il segno dell’inizio della guerra contro i Romani (“Ite sul colle, o Druidi”).

In pattuglia nella foresta, il proconsole romano Pollione racconta all’amico Flavio che non è più innamorato di Norma, che segretamente gli ha dato due figli. Si è invece innamorato della novizia Adalgisa (“Meco all’altar di Venere”).

Norma giunge al tempio e annunzia ai Galli che non è ancora tempo per la guerra (“Sediziose voci” – “Casta diva”).

Dopo che ognuno si è ritirato, la novizia Adalgisa si reca all’altare per pregare il dio, angosciata per il suo amore per il proconsole Pollione. Quest’ultimo arriva improvviso e la convince a seguirlo a Roma (“Va’, crudele, e al dio spietato”).

Nel frattempo Norma e Clotilde, l’unica che sa dell’esistenza dei suoi due figli, si trovano con i bambini in casa di Norma. Norma ha sentito che Pollione dovrà tornare a Roma, ma teme che non vorrà portare con sé lei e i figli. Clotilde nasconde i due bambini prima dell’arrivo di Adalgisa. La giovane viene a confessare a Norma di essersi innamorata (“Sola, furtiva al tempio”). La sacerdotessa è pronta a scioglierla dal suo voto, ma quando l’arrivo di Pollione le rivela chi è l’amante di Adalgisa, tutto il suo amore si trasforma in odio (“Oh, di qual sei tu vittima”). Il suono della campana sacra chiama Norma al tempio per la cerimonia.

Atto II

Norma medita di uccidere se stessa e i figli per vendetta contro Pollione, ma non è in grado di farlo (“Dormon entrambi”). Tenta allora di convincere Adalgisa a portare con sé i bambini, quando andrà a Roma con Pollione. (“Deh! con te, con te li prendi”). La fanciulla rifiuta, e si propone invece di convincere Pollione a tornare da Norma (“Mira, o Norma”).

I Galli, riuniti intorno all’altare, apprendono da Oroveso che Pollione sarà sostituito da un altro comandante, più feroce di lui (“Ah! del Tebro al giogo indegno”).

Norma attende il ritorno di Pollione, ma Clotilde le riferisce che Adalgisa è tornata da sola, avvilita per il rifiuto del proconsole. Norma lo considera un segno di Irminsul, e dichiara la guerra contro i Romani (“Guerra! Guerra!”). Ma prima è necessario compiere un sacrificio al dio. Mentre si cerca la vittima, Clotilde annuncia che un soldato romano si è introdotto nel tempio. È Pollione: preso prigioniero, è condotto all’altare e Oroveso chiede la sua morte. Norma chiede di interrogarlo in segreto e gli offre la libertà se accetterà di lasciare Adalgisa (“In mia man alfin tu sei”). Ma Pollione non accetta, nemmeno sotto la minaccia della morte dei due figli. Norma giura che ucciderà non solo i Romani, ma anche Adalgisa. Pollione vuole uccidersi, ma Norma richiama i Galli e annuncia che una sacerdotessa che ha infranto i voti sarà la vittima del sacrificio. Ma invece di fare il nome di Adalgisa, pronuncia il proprio, poi ricorda a Pollione il proprio amore (“Qual cor tradisti”). I suoi ultimi pensieri sono per i figli, che affida al padre (“Deh, non volerli vittime”). Oroveso accetta di prendersene cura. I Galli maledicono Norma che si avvia al rogo insieme a Pollione, che si rende conto di amare ancora Norma.


 

 

 
 
 

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