Note di regia di Mario Martone*
PERCORSI DI CONOSCENZA
Concludo, con l’allestimento di Nozze di Figaro , un viaggio durato sette anni nel teatro di Mozart e Da Ponte. Ho avuto la libertà di sperimentare un impianto scenico certamente inusuale ma che mi ha consentito di esplorare pienamente la dimensione teatrale di questo capolavoro.
Non c’è nulla di più potente di un concertato di Mozart sui versi di Da Ponte: diversi personaggi esprimono stati d’animo, compiono azioni, elaborano pensieri tutti diversi tra loro e tutto avviene contemporaneamente, esattamente come nella vita. La differenza è che qui la vita è trasfigurata in musica. Ho immaginato un teatro essenziale, fatto di pochi elementi, ma che consente al palcoscenico di sporgersi in sala e aprirsi praticamente a trecentosessanta gradi intorno all’orchestra: ciò ha significato poter schiudere dall’interno il meccanismo teatrale di questi concertati e manifestarlo spero con chiarezza allo sguardo dello spettatore, che in opere come questa deve essere vigile quanto il suo ascolto.
Se si prende la trilogia mozartiana ( Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte ) dal lato di ciò che racconta – il disordine dei sentimenti – colpisce che nell’ultima ci siano due coppie di giovani fidanzati e nella prima una coppia di coniugi maturi; in mezzo c’è comunque Don Giovanni , la sua indefinibile età, il suo incontro col castigo. Quello che intendo dire è che questa trilogia poggia sull’intero arco dell’esperienza che nella vita ciascuno compie quando viene attraversato dal demone ambiguo della seduzione, dall’illusione e dalla disillusione amorosa, dalla scoperta della doppiezza e della fragilità che tanto spesso si annidano nel nostro animo. Ma seguendo il percorso a ritroso, che è toccato a me, a concludere la trilogia è il perdono che la Contessa accorda a suo marito e che quasi all’improvviso conclude Le nozze di Figaro . La conclusione matura e crepuscolare, bellissima e amara, di una tempesta che ha attraversato tre opere e che ha scosso, tra commedia e dramma, gli animi non solo del Conte di Almaviva , ma di Fiordiligi , Dorabella , Ferrando, Guglielmo, Despina , Donn’Anna , Donna Elvira, Leporello, Zerlina, Figaro, Susanna, Cherubino… C’è chi è sparito tra le fiamme come Don Giovanni e chi forse proprio dalle fiamme è tornato a mostrare la spietata verità della propria filosofia, come Don Alfonso.
Ma è in Nozze di Figaro che gli uomini e le donne appaiono nella loro essenziale e malinconica fisionomia, ognuno preso dal proprio rovello, foglie al vento della vanità e della storia, che in quest’opera è ben più di uno sfondo.
Un ringraziamento a Raffaele Di Florio, che di questa regia conosce ogni segreto.
[* Il testo è tratto dal programma di sala del Teatro San Carlo di Napoli, 2006]