L’Ape musicale

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Philip Glass

Con le sue opere, le sinfonie, le composizioni scritte per il proprio ensemble e le collaborazioni a largo raggio con artisti che spaziano da Twyla Tharp ad Allen Ginsberg, da Woody Allen a David Bowie, Philip Glass ha avuto un impatto straordinario e senza precedenti sulla vita musicale e intellettuale del suo tempo.

Le sue opere – tra le quali Einstein on the Beach, Satyagraha, Akhnaten e The Voyage – vengono eseguite nei più importanti teatri in tutto il mondo, con grande richiamo di pubblico. Glass ha scritto musica per pièces di teatro sperimentale e per film che hanno ottenuto il premio Oscar (The Hours e Kundun di Martin Scorsese), mentre Koyaanisqatsi con Godfrey Reggio e il Philip Glass Ensemble, rappresenta uno degli esempi più radicali e influenti di unione tra suoni e immagini dopo Fantasia. Le sue collaborazioni, personali e professionali, con i maggiori artisti rock, pop e di world music prendono avvio già negli anni ’60; tra queste deve essere ricordata anche la sua relazione creativa con l’artista Robert Wilson. Glass è stato il primo compositore a conquistare un pubblico vasto e multigenerazionale tanto nei teatri d’opera che nelle sale da concerto, nel mondo della danza e del cinema e anche nella musica popolare, e il tutto nello stesso momento.

Nato nel 1937, Philip Glass è cresciuto a Baltimora. Ha studiato all’Università di Chicago, alla Juilliard School e ad Aspen con Darius Milhaud. Scoprendosi insoddisfatto di molto di quel che all’epoca veniva considerato musica contemporanea, scelse di trasferirsi in Europa per studiare con la leggendaria pedagoga Nadia Boulanger (che ha insegnato anche ad Aaron Copland, Virgil Thomson e Quincy Jones). Ha lavorato a stretto contatto con il virtuoso di sitar e compositore Ravi Shankar. Tornato a New York nel 1967, vi ha formato il Philip Glass Ensemble – un gruppo composto da sette musicisti che suonano tastiere e una varietà di legni amplificati.

Il nuovo stile musicale che Glass stava sviluppando è stato soprannominato “minimalismo”. Glass stesso non ha mai apprezzato il termine e preferisce parlare di sé come di un compositore di “musica con strutture ripetitive”. Gran parte delle sue prime opere era basata sulla reiterazione estesa di brevi, eleganti frammenti melodici intessuti in un arazzo uditivo. O, per dirla in altri termini, le sue composizioni immergono l’ascoltatore in una sorta di atmosfera sonora che si contorce su se stessa, avvolgendolo e sviluppandosi.

Quel che non è certamente “minimalista” è la quantità di musica che ha creato. Nel corso degli ultimi venticinque anni, Glass ha composto più di venti opere teatrali per organici ridotti o estesi; otto sinfonie (e altre ne sta creando); due concerti per pianoforte e concerti per violino, pianoforte, timpani, e quartetto di sassofoni e orchestra; colonne sonore per film che spaziano da nuove partiture per i classici stilizzati di Jean Cocteau fino al documentario di Errol Morris sull’ex segretario della difesa Robert McNamara; quartetti d’archi; e un corpus sempre crescente di opere per pianoforte solo e per organo. Ha collaborato con Paul Simon, Linda Ronstadt, Yo-Yo Ma e Doris Lessing, per citare solamente alcuni. Tiene lezioni, laboratori e concerti in tutto il mondo, sia da solista che con il Philip Glass Ensemble.


 

 

 
 
 

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