Passaggio in India
È difficile trovare una dimensione più compenetrata di spiritualità - la base della vera ricerca artistica per Tarkovskij - della musica “classica” indiana. Quasi un festival nel festival, il fine settimana del Darbar sarà una full immersion in questa tradizione, apparentemente lontana dall’estetica occidentale eppure di ammaliante bellezza, per un “passaggio in India” (ricordando il magnifico romanzo di E. M. Forster). Fondato nel 2006 da Sandeep Singh Virdee, che ne è Direttore Artistico, il Darbar Festival è il più importante festival di musica classica indiana, da quella carnatica a quella indostana, al di fuori dell’India. Se a Londra il Darbar si tiene al Southbank Centre, l’eccezionale tre giorni di Ravenna, completa dimostrazioni e sessioni di hatha yoga, troverà una cornice memorabile per i propri concerti anche a San Vitale e San Francesco.
Per la sezione Passaggio in India è stata inoltre invitata l’audace coreografa inglese di origine indiana, Shobana Jeyasingh, che presenta in prima italiana la sua ultima intensa creazione “Material Men", per due danzatori della “diaspora” indiana di diverso stile e provenienza (classico e hip hop).
Tra le rivoluzioni bisogna ricordare anche quella psichedelica e hippy, datata attorno all’uscita Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, che compirà nel 2017 mezzo secolo di gloriosa vita. In quel disco rivoluzionario, tra i primi concept albums, molti udirono per la prima volta il suono del sitar, suonato da Harrison: ebbe così inizio la scoperta della musica indiana. La splendida musicista Anoushka Shankar, figlia del leggendario virtuoso del sitar Ravi, presenta per la prima volta in Italia la sua ultima composizione Land of Gold.