Coppia diabolica
di Luigi Raso
Sondra Radvanovsky rientra dopo aver rinunciato per indisposizione alle prime recite e trova un Luca Salsi a sua volta pienamente ristabilito: è un trionfo per la coppia diabolica nel Macbeth del San Carlo di Napoli al Politeama Giacosa.
NAPOLI, 18 marzo 2023 - I “capricci della sorte” hanno giocato brutti scherzi alla première di Macbeth dello scorso 9 marzo andata in scena al Teatro Politeama Giacosa di Napoli (qui la recensione).
Come già raccontato, a causa di un’indisposizione, Sondra Radvanovsky è stata costretta a cancellare (sostituita da Daniela Schillaci) le prime due recite di Macbeth. In più, alla prima il baritono Luca Salsi è stato assillato da insistenti attacchi di tosse: ha portato a termine egregiamente la rappresentazione, ma ha dovuto cancellare la prima replica dello spettacolo: al suo posto George Gagnidze.
Il cast originario di Macbeth si è dunque ricomposto nella terza rappresentazione; per raccontare la performance - attesissima a Napoli - di Sondra Radvanovsky nei panni di Lady Macbeth, l’Ufficio Stampa del Teatro San Carlo ci ha gentilmente riaccreditati in occasione della quarta e ultima recita.
Pertanto, qui ci limitiamo ad esprimere delle opinioni soltanto sulle prove di Sondra Radvanovsky e Luca Salsi; quelle già espresse sulle altre componenti dello spettacolo nella precedente recensione risultano sostanzialmente confermate.
Le attese coltivate per l’interpretazione di Sondra Radvanovsky sono generosamente ripagate sin dalla cavatina d’esordio: al soprano statunitense basta declamare il recitativo "Ambizioso spirto tu sei, Macbetto" e la successiva cavatina "Vieni! t'affretta" per dimostrare di essere Lady Macbeth.
Le prime note di "Ambizioso spirto" sono così incisive e perentorie che le fanno perdonare una lettura della lettera ("Nel dì della vittoria io le incontrai") con marcata inflessione statunitense.
Ma sin dall'attacco del recitativo si resta soggiogati dall’irrompere di una colonna di voce, granitica, ricca di armonici, che letteralmente investe il pubblico. Sì, perché quella della Radvanovsky è una voce "aspra, diabolica" - come la pretendeva Verdi per la sua Lady Macbeth -, obiettivamente non ammaliante per timbro, che domina la tessitura della parte con spavalderia: i salti improvvisi di cui è costellata la scrittura vocale sono affrontati con sicurezza e omogeneità tra i registri; gli acuti sono fendenti, rotondi, al volte troppo sferzanti, che nella loro incisività restituiscono un’immagine felina e diabolica di una donna divorata e consumata dalla brama di potere.
La voce della Radvanovsky ha il peso specifico richiesto dalla parte, il timbro brunito che si addice alla torbida psicologia del personaggio. Ma, in aggiunta allo sfoggio di doti vocali indubbiamente fuor dal comune, si affiancano un’ottima emissione e un prodigioso controllo del fiato, che le consentono di alleggerire, smorzare, ridurre fino a un flebile sussurro una vocalità imponente, aggressiva come una tigre in gabbia. La scena del sonnambulismo è tutta giocata sui contrasti tra affondi notturni e aggressivi - soprattutto nelle note più gravi - e sussurri luciferini, con una salita al temutissimo re bemolle in pianissimo che lascia letteralmente a bocca aperta chi l’ascolta.
In effetti, l’emissione è spesso cosi assottigliata che si è portati quasi a dubitare di trovarsi davanti alla stessa artista che poco prima ha acceso il teatro con le zampate vocali di "Vieni! t'affretta", con il corposo e intenso legato di "La luce langue" ocon il nervosismo del brindisi di "Si colmi il calice". Qualità, queste, già ammirate e evidenziate nella recentissima incisione di Turandot di Puccini sotto la direzione di Antonio Pappano (qui la recensione).
L’ammirazione per la tecnica e le caratteristiche vocali della Radvanosky, però, almeno pari a quella per l’aspetto puramente interpretativo, per la rifinitura psicologica di Lady Macbeth.
Pur essendo Macbeth proposto in forma di concerto, la Radvanosky è un’attrice consumata, un animale da palcoscenico che fa ben immaginare quanto intesa sarebbe stata la sua interpretazione scenica se la produzione fosse stata corredata da adeguato impianto registico e scenografico: recita con sguardi che esprimono brama di potere, finge stupore e dolore per le sorti di Duncano e di Banco, interagisce con il Macbeth di Lusa Salsi con una gestualità incisiva, inquietante e di marcata espressività. Ma è l’interpretazione vocale, con il suo fraseggio sbalzato, il fuoco della sua vocalità, le mezzevoci insinuanti, a delineare una Lady Macbeth diabolica, perfida e consapevole dominatrice della volontà del marito. Quella Luca Salsi e Sondra Radvanovky è una coppia Macbeth - Lady uscita, per tornitura psicologica, direttamente dagli inferi, la cui collaudata intesa interpretativa emerge immediatamente.
Salutata da calorosi applausi dopo ogni scena musicale, Sondra Radvanovsky raccoglie al termine l’approvazione più fragorosa da parte del pubblico in sala.
Lusa Salsi, ristabilitosi in salute e in forma vocale, affina ancor più le doti interpretative messe in evidenza in occasione della prima rappresentazione. Mostra un’attenzione ancor più marcata e calligrafica per la parola scenica, per il fraseggio che si fa ancor più analitico.
Dopo la bronchite gli acuti hanno riacquistato squillo e tenuta; probabilmente è proprio il rigoglio dei suoi mezzi vocali, impressionanti per ampiezza del volume, compattezza, squillo e proiezione, a indurre il baritono italiano talora a gigioneggiare, ad “amplificare” eccessivamente la risonanza di qualche frase e sforzare troppo qualche esclamazione.
Il suo "Perfidi! All'anglo contro me v'unite!" è convincente per gli accenti scolpiti impressi al recitativo iniziale, per il fitto gioco di dinamiche e il fraseggio dell’aria "Pietà, rispetto, onore", la cui pregevole esecuzione non viene incrinata neppure da un fastidiosissimo, rumorosissimo e plateale attacco di tosse proveniente dalle prime file della platea proprio nel bel mezzo della cadenza su “..la nenia tua sarà”.
Alla fine, il pubblico decreta un caloroso e meritato successo anche per Luca Salsi, che chiude una delle produzioni più convincenti, sotto l’aspetto vocale, della stagione in corso, che ha visto alternarsi, tra il palcoscenico del San Carlo e quello del Politeama, alcune tra le più celebrate star liriche odierne.
La prossima produzione operistica, Die Walküre,sarà propostadal prossimo 16 aprilenel restaurato Teatro San Carlo e vedrà l’atteso ritorno a Napoli di Jonas Kaufmann nella parte di Siegmund.