L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Assestandosi le cose, nel 2015 non si rendeva necessario alcun meccanismo compensativo per le Fondazioni risultate assegnatarie di contributi troppo differenti rispetto all’esercizio precedente (scollamenti massimi non compensati previsti del 15% nel riparto 2015 e del 20% nel 2016, da un meccanismo “transitorio” previsto dalla legge che sparirà del tutto dal prossimo riparto), mentre entrava in funzione un'altra misura di riduzione della spesa pubblica che provoca una decurtazione complessiva di 4,336 Mln€ da applicare a tutti gli assegnatari tranne gli “speciali” Scala e Santa Cecilia e, per la mancata inclusione in un elenco stilato dall’ISTAT, anche alla Fondazione Arena di Verona, che così hanno ricevuto un trattamento “di favore” rispetto alle altre. La tabella seguente mostra le singole voci di ripartizione per singolo criterio applicate per il FUS 2015. [link diretto all'immagine in dimensioni reali]

02 - Riparto 2015

La prima colonna mostra la ripartizione preliminare del 5% del totale, destinato alle Fondazioni con gli ultimi tre esercizi positivi, poi segue la ripartizione del rimanente 95% secondo i tre criteri legati alla quantità prodotta (50%), all’indicatore gestionale (25%) e alla qualità valutata discrezionalmente dalla Commissione musica seguendo sette sub-elementi di differente peso (25%). Eccezion fatta per gli “speciali” Scala e Santa Cecilia e per il Teatro San Carlo, tutti registrano una contrazione più o meno marcata rispetto all’anno precedente (del resto il FUS complessivo si contrae di quasi 5 Mln€ rispetto al 2014). La tabella seguente mostra la classifica dai migliori ai peggiori secondo ognuno dei tre criteri di valutazione “quantità”, “gestione” e “qualità”. [link diretto all'immagine in dimensioni reali]

03 - Classifiche 2015

Il salto del San Carlo nel criterio gestionale (Art. 2, lettera b) è legato al grande apporto di contributi non statali legato al progetto Napoli Città Lirica co-finanziato dall’Unione Europea che porta il rapporto (Totale contributi non statali)/(Contributo statale), cosiddetto “indicatore di gestione” a valori superiori a 2,6. Ugualmente bene fanno con riferimento a questo criterio l’Arena di Verona (forte al numeratore dei suoi incassi al botteghino estivo, storicamente massicci), il Regio di Torino (anch’esso grazie alle sorprendenti prestazioni al botteghino) e il Lirico di Cagliari (grazie alle elargizioni della Regione Autonoma Sardegna che fa aumentare consistentemente il numeratore).

Per quanto riguarda la classifica legata alla quantità, il fatto che Palermo superi Roma nel 2014 è legato agli scioperi di Caracalla nell’estate 2014 ma anche al fatto che a sud si riesca a definire 18 recite de Il combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi con i pupi di Mimmo Cuticchio (ma anche molto altro, fino ad un totale di 61 alzate di sipario) come “lirica fino a 100 elementi in scena e in buca” e, soprattutto, al fatto che al MiBACT le abbiano accettate come tali. Sulla classifica “qualità”, per carità di patria, preferiamo non esprimere una valutazione organica: ogni lettore farà la sua... è certo che vedere Venezia sotto Verona o Bari sopra Napoli, (quest’ultima davvero molto maltrattata, forse per bilanciare il vertice nella classifica gestionale o chissà forse anche per l’ormai famoso antagonismo politico tra Sindaco partenopeo e Presidente del Consiglio) suscita più di qualche comprensibile smarrimento.


 

 

 
 
 

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