La nuova nemica
Quando, passata la metà del terzo secolo dopo Cristo, un nuovo astro sorge dall'Oriente, pare che getti su Roma le ombre rinate delle regine africane, e Zenobia, la nuova nemica, non sfugge al paragone, anzi si proclama discendente ed erede e di Didone e di Cleopatra.
Non un'emula, però, ché la regina di Palmira rinnova il mito terribile della regina guerriera, ma con tratti e attributi virili che ancor più destabilizzano l'avversario romano. Totalmente aliena dalla sensualità esibita e spregiudicata che caratterizza Cleopatra e Semiramide, Zenobia non pare minimamente conoscere nemmeno la passionalità della pur regale, fiera e virtuosa Didone, né il muliebre contegno di Sofonisba. Con morbosa, stupefatta cura la storiografia ci descrive, e ripete di fonte in fonte, una condotta coniugale degna della più intransigente moralistica cristiana: non più di una volta al mese Zenobia si concedeva al marito, e solo dopo aver constatato che il precedente tentativo non aveva avuto esito a fini procreativi. Francamente, che abbia potuto divenire madre di almeno due figli in queste condizioni ha del miracoloso, e, certo, per tutta la durata del suo regno non si riscontra traccia o allusione alcuna a relazioni. Il suo generale Zabda verrà operisticamente tramutato nell'amato e amante Arsace già nel libretto di Gaetano Sertor per Pasquale Anfossi (Zenobia in Palmira, Venezia 1789-99), ma senza alcun fondamento storico. La storiografia antica e la tradizione medievale, insieme con la singolare bellezza, ne enfatizzano invece i tratti virili di abile cavallerizza e cacciatrice, d'infaticabile marciatrice, la capacità di reggere l'alcol superiore a quella di molti soldati, nonché la robustezza fisica e la voce profonda. Zenobia è a tutti gli effetti una virago che, alla maniera delle amazzoni o delle vergini giurate balcaniche, evita, o limita al minimo indispensabile, ogni commercio carnale, una guerriera tale da portar scompiglio dalla Siria all'Egitto, strappando prima il Regno di Palmira, quindi un intero Impero al dominio di Roma.