L'ombra di Zenobia
Oscillando fra virtù femminili e muliebri debolezze, qualità e difetti virili, ora reali ora simulati con malizia, gli autori moltiplicano non solo nel racconto della sconfitta e della morte le sfaccettature dell'ombra inquietante e sfuggente dell'imperatrice di Palmira, autentico monstrum esemplare nel bene come nel male, pietra del paragone per le sorti dell'Impero negli ultimi anni dell'Anarchia militare. Non solo rispetto a Zosimo, anche all'interno della stessa Historia Augusta, opera filogicamente tormentata per stesure datazione e attribuzioni, troviamo prospettive diverse nel trattare Zenobia, che assume dunque il carattere di mito proteiforme ma sempre riconoscibile, donna e uomo, orientale e romana, rude e colta. Lo stesso reiterato richiamo a Didone (cui noi, liberamente, associamo l'emula concittadina Sofonisba), Semiramide e Cleopatra significa incastonare decisamente la sovrana di Palmira in una mitologia e in una tradizione letteraria, proclamandone l'importanza storica e simbolica, così il racconto della sconfitta e della caduta, in diverse versioni, rappresenta un ridimensionamento del terrore incarnato dall'eccezione indomabile delle regine guerriere, e segnatamente delle regine nemiche di Roma. Tuttavia, è difficile che la colta Zenobia, allieva e confidente di Cassio Longino, non abbia a sua volta sfruttato, a fini propagandistici, questi precedenti e queste identificazioni (come sostiene Silvia Bussi nella sua analisi numismatica Zenobia/Cleopatra: immagine e propaganda in: Rivista italiana di numismatica e scienze affini. - ISSN 1126-8700. - 104(2003), pp. 261-268)