E vediamo cosa si produce nei teatri, almeno in termini quantitativi. La tabella seguente mostra l’elenco delle alzate di sipario distinte per tipologia; al fine di fare i relativi confronti abbiamo provato a definire un’alzata virtuale di sipario ragguagliata ad opera, omogeneizzando i balletti con coefficiente 0,60 i concerti con coefficiente 0,20 (giacché sono misti tra sinfonico corali, solo sinfonici e recital) e 0,05 per le “altre manifestazioni” (dalle formazioni da camera, al cross-over, all’attività divulgativa). Anche in questo caso il rigore metodologico potrà essere contestabile nell’arbitrarietà del ragguaglio, ma è l’unico modo per confrontare gli ordini di grandezza, quindi si procede.
A questo punto è irresistibile la tentazione di comparare tra un teatro e l’altro quanto costa (complessivamente e di solo personale fisso) una produzione ad alzata di sipario ragguagliata; ovviamente qualcuno potrà obiettare ancora sul rigore metodologico perché alcune produzioni saranno nuove di zecca, altre provenienti da altri teatri (cose che peraltro si tende a bilanciare nell’arco di una stagione, o almeno così fa una gestione non dissennata) ma è l’ordine di grandezza quello che si vuole valutare.
Anche in questo caso la Scala batte tutti con un costo complessivo di 720mila € ad ogni alzata di sipario; l’alzata di sipario più economica è quella del Carlo Felice, dove peraltro si registra il minimo costo del personale “a serata”. Il costo del personale più alto a spettacolo è dell’Opera di Roma (eccellenza Scala a parte) quindi è ragionevole chiedersi perché tra Roma e, ad esempio, Palermo (che hanno complessi di qualità paragonabile se non con i secondi in prevalenza sui primi) ci debbano essere differenze di 131 mila euro a serata! La risposta può essere cercata nel numero di dipendenti: a Roma sono 630, quasi il doppio di una qualsiasi altra fondazione di una fondazione ad essa assimilabile: una cosa incredibile! Le migliori prestazioni economiche dei complessi ricavate da questa valutazione sembrano appartenere a Bologna, Genova, Palermo e, manco a dirlo, Torino e Venezia. Le peggiori (presunte eccellenze a parte), manco a dirlo, a Roma e, con distacco, Firenze e Cagliari.