1917. Quei dieci giorni che sconvolsero il mondo
Dopo aver esplorato nel 2014 il tema della Grande Guerra, il Festival rimanda a un altro formidabile momento storico dopo il quale il mondo non fu più lo stesso: “i dieci giorni che sconvolsero il mondo” - nelle parole del giornalista John Reed - sono quelli dell’ottobre 1917, che vide la caduta dell’Impero degli zar e l’ascesa dei bolscevichi guidati da Lenin e Trockij. Nel nostro immaginario è la Rivoluzione per eccellenza, una sovversione radicale animata da energie a lungo represse; troppo rapidamente, però, le speranze suscitate cedettero il passo alla disillusione del totalitarismo.
Eppure la rivoluzione fu anche un gigantesco laboratorio dove si elaborò la grammatica della modernità all’incontro tra linguaggi artistici: musica, teatro, poesia, arti figurative, cinema vissero un’irripetibile stagione di trasformazione, grazie al carisma e al genio di protagonisti quali Mosolov, Lourié, Mejerchol’d, Majakovskij, Esenin, Blok, Chlebnikov, Malevich, El Lissitzky, Goncharova, Vertov, Eisenstein. Anche artisti di generazioni successive – come Prokof’ev, Sostakovich, Achmatova, Cvetaeva, Mandel’stam, Pasternak – furono plasmati dalla Rivoluzione e talvolta vittime di quella che Osip Mandel’stam ha definito “epoca dei lupi”.
Il lacerante rapporto tra intellettuale e potere è uno dei temi del Festival, che nella vicenda di Sostakovicˇ trova il caso più noto e dibattuto. Da qui il titolo di questa XXVIII edizione “Il rumore del tempo”, grazie all’omonimo romanzo di Julian Barnes, dedicato proprio al compositore che fu bollato “nemico del popolo”; non solo però: questo è anche il titolo di una raccolta di prose brevi di Mandel’stam.
Il Festival ripercorre la parabola dalla Rivoluzione Russa, dalla prima italiana dell’opera futurista “Vittoria sul sole” di Aleksej Kruchënych, con musiche di Matjusin e scene e costumi di Malevich, al concerto dedicato a Sostakovich dalla Filarmonica di San Pietroburgo – la leggendaria orchestra della Leningrado del terribile assedio durante il quale fu composta ed eroicamente eseguita la Settima Sinfonia – diretta da Yuri Temirkanov nell’appunto celebre Sinfonia n. 7 e nel concerto per pianoforte, tromba e orchestra n. 1, al piano Denis Matsuev. Con “1917”, commissione al gruppo ravennate ErosAntEros, si ridà invece voce a coloro che cantarono la Rivoluzione, ricostruendone la gioia per l’avvento di un tempo nuovo. Le musiche dal vivo sono tratte da una delle opere più amare e viscerali di Sostakovicˇ, il Quartetto n. 8.
La grande “anima russa” riuscì miracolosamente a preservare la proprio spiritualità pur messa a dura prova: anche questo aspetto trova eco nel programma grazie al Coro del Patriarcato di Mosca diretto da Anatolij Grindenko e a omaggi ad Andrej Tarkovski, come quello di Leonard Slatkin con l’Orchestra National de Lyon e la straordinaria violinista Anne-Sophie Mutter, per la prima volta al Festival, per l’esecuzione di “Nostalghia” di Takemitsu.